Questa è la cronostoria di 36 ore di scambio, di condivisione, di lavoro (da remoto), di umanità. Sono bastate 36 ore, ognuno a casa propria, dal proprio divano, per creare un video virale. L’obiettivo del video è quello di appellarci al senso civico di tutti i cittadini italiani, affinché rispondano “anche io” all’appello #iorestoacasa. Speriamo di esserci riusciti. L’obiettivo di questo post invece è raccontarvi come ci siamo riusciti, come sia fattibile lavorare da remoto (sì CEO, dico a te, lascia a casa i tuoi dipendenti se puoi!), come ottimizzare queste giornate in casa per imparare, conoscere, creare e crescere insieme, anche a più 1 metro di distanza.
Sabato 7 marzo 2020, h. 21.00: il misfatto.
Lo sappiamo tutti com’è andata: la bozza del decreto ministeriale ha iniziato a girare su Whatsapp lasciando spazio solo al caos. Domande, dubbi, lacune, incertezze, qualcuno si è lasciato anche prendere dal panico. Filippo mi invita ad entrare in gruppo in cui ci si aggiorna in merito al COVID-19, ma solo attraverso fonti certe. Hacking COVID-19. Tra un articolo e noto nella descrizione del gruppo un drive pieno di materiale, link, articoli, excel, tutto pubblico e ben ordinato. Ohh finalmente, qui sì che ci sono persone serie.
Domenica 8 marzo 2020, h. 3.00: il verdetto.
Mentre pubblico il mio post in cui faccio notare ai miei lettori che proprio oggi possiamo cambiare il mondo direttamente dal nostro divano, Conte parla alla nazione, invita alla calma, a non affollare le stazioni e di fatto conferma gran parte del contenuto della bozza: la zona rossa è estesa a tutta la Lombardia e svariate province limitrofe, tutti siamo invitati a restare in casa, la quarantena è ufficiale. Sul gruppo iniziano ad affiorare i commenti: “Qualche provincia non basta.” “Una regione non è sufficiente.” “I controlli non possono essere così capillari ed incisivi.” “Dobbiamo restare a casa, tutti.” “Stringiamo i denti per queste settimane e tutto finirà prima.” “Fermiamoci, da nord a sud, fermiamoci tutti un attimo o le terapie intensive scoppieranno ed il virus sarà ingestibile.” Mi obbligo ad andare a dormire, è davvero tardi.
Domenica 8 marzo 2020, h. 9.00: il dovere chiama.
Mi sveglio con l’agitazione nel cuore, chiusa tra quattro mura, ma con un senso di responsabilità fortissimo che mi spinge a correre su e giù per la casa. Cosa possiamo fare? Ragiono con Simone sul creare una challenge, invitare le persone a restare in casa e di “sfidando” gli altri ad imitarci. Mentre ci confrontiamo sul da farsi, parallelamente, anche su Haking COVID-19 ci si domanda, cosa possiamo fare? I punti interrogativi sono gli stessi della sera prima, ma dalla constatazione del problema alla proattività passa poco.
Domenica 8 marzo 2020, h. 15.00: Spread the message.
Siamo sulla stessa lunghezza d’onda: serve metterci la faccia, diffondere un messaggio corretto per veicolare le azioni più responsabili. Liliana crea un altro gruppo, Covid -Spread the message. In men che non si dica ne nasce un brainstorming a 40 mani ad una velocità impressionante.
Alessandro crea il Drive condiviso. Liliana diventa la donna-recap. Mario partorisce subito lo slogan:
“spread the message, not the virus”, in italiano potrebbe essere “diffondi il buon senso, non il virus” che per la prima volta nella storia delle traduzioni, rende anche bene. Siamo tutti d’accordo, da subito. Wow, che rarità.
Qualcuno vola già lontano, si pensa ai canali di diffusione, ai media, alle PR, ma torniamo con i piedi per terra. Cosa vogliamo fare? Un filtro Instagram? Un video? Tanti video? Un video istituzionale che richiami ad una call to action e dei filtri per IG e Facebook.Perfetto! Non ci servono canali che aumenterebbero l’entropia comunicativa, “vogliamo solo diffondere il messaggio”. Ce lo ripeteremo più volte, quando perderemo il focus, quando ci lasceremo prendere la mano o affascinare.
Domenica 8 marzo 2020 h. 17.00: brainstorming mania.
I fogli si moltiplicano. Pensiamo ai canali, iniziamo a coinvolgere chi potrebbe darci una mano a livello tecnico, alimentiamo la to-do-list. Parte il totohashtag #iostoacasa #iostoacasamia #iofacciolamiaparte #iorestoacasa #aitempidelcoronavirus oppure seguiamo la scia di #fermiamoloinsime? Siamo concreti, cerchiamo di fare brevi analisi per vedere i numeri dei post, analizziamo la psicologia inversa, il copy più inclusivo qualcuno propone un doodle, ma poi ci riusciamo: scegliamo di seguire l’appello di Regione Lombardia al grido di #fermiamoloinsieme. Anzi, di
Diffondiamo il buon senso, non il virus. #fermiamoloinsieme!
Domenica 8 marzo, h. 18.12. Inversione a U.
Claudio ci fa notare che Fiorello, mentre noi cincischiavamo, ha lanciato #iorestoacasa. Cambio di rotta. Da bravi voltagabbana saliamo sul nuovo carro che è più diretto e richiama una call to action più esplicita di #facciamoloinsieme. Nel mentre Paolo, new entry, ci fa notare che qualcuno aveva già parlato di buon senso prima di noi (bravi smemorati). Inversione ad U. Cambio di slogan e di hashtag. Propongo Condividi il divano, non il virus. #iorestoacasa, ma forse è meglio che sul divano ci stia da sola, ad 1 metro di distanza dalla mia coinquilina. Eroi in pigiama? Questa volta habemus il definitivo.
Diffondiamo il senso civico, non il virus. #iorestoacasa
Domenica 8 marzo, h. 20.30. Su le mani.
Sappiamo cosa fare. Come? Abbozziamo il mini-copione del video. Copy, timing, inquadrature. Chi fa cosa? Su le mani! Volontari per mandare i video. Volontari per montarli. Volontari per le grafiche. E’ una gara a chi può fare di più. Guarda te questi italiani strani, non erano quelli che salivano sul carro del vincitore? All’1.26 compare l’ultimo messaggio, si sono addormentati tutti. Ci servono sogni freschi per completare il quadro.
Lunedì 9 marzo, h. 3.00. Maniaca.
Avevamo un’idea chiarissima di video, ma avevamo completamente perso il focus sui filtri IG e FB, di velocissima viralizzazione, facilmente condivisibili. Nessuno tra noi li sapeva fare, così nel silenzio della notte, ho dato fondo a tutti i tutorial si Spark AR Studio esistenti. Il risultato è stata amatorialmente soddisfacente, alle 3 e mezza avevo caricato ben 2 filtri. Peccato scoprire che Instagram può tardare anche 10 giorni nell’approvarli.
Lunedì 9 marzo, h. 8.43. Ciak, azione!
Iniziamo con un po’ di prove. Mi dimentico anche di togliermi il pigiama – ma chissenefrega, tanto non mi deve vedere nessuno – peccato ce l’abbia anche nel video. 11.30 e finalmente abbiamo trovato la quadra. Il copione sarà:
Sono <nome>, vivo a <città> e oggi <azione> da casa.
Diffondi il senso civico, non il virus. #iorestoacasa
E qualcuno, per dimostrare di aver sentito l’appello risponderà:
Anche io!
Entro le 13 tutti i vari video nelle cartelle che nel pomeriggio Filippo passa al montaggio! Come ci firmiamo? Ci firmiamo? Vogliamo i titoli di coda? Ci ripetiamo di nuovo l’obiettivo nella testa, per iscritto ed anche al telefono, qual è l’obiettivo: diffondere il messaggio. Mettiamo da parte noi stessi, le aziende per cui lavoriamo, mettiamo da parte l’egoismo, il protagonismo, non è per questo che lo stiamo facendo.
Qualche dubbio ci assale in merito alle liberatorie, all’uso delle immagini, ormai la GDPR è diventata un fantasma che c’insegue.
Lunedì 9 marzo, h. 13.00. Il capitale umano.
Ovviamente le deadline non si rispettano, è comprensibile, è un giorno particolare per tutti. Ci sono lavoratori che sono stati obbligati ad andare in ufficio, chi litiga con lo smartworking, chi deve pensare anche ai bambini a casa, siamo flessibili, ma iniziamo a montare!
Mentre raccogliamo ancora i video e forse anche le idee sono già partiti altri progetti paralleli, che s’intrecciano. Ancora una volta ci soffermiamo per ripeterci qual è il nostro obiettivo di gruppo e scegliamo di proseguire per questa strada, lasciando libera scelta al singolo di sposare personalmente una causa piuttosto che un’altra, noi adesso pensiamo solo a sensibilizzare le persone su un tema: dobbiamo restare a casa.
Lunedì 9 marzo, h. 16.44. Catena di montaggio.
Mentre i gruppi si moltiplicano alla stessa velocità con cui si diffonde il virus, cerchiamo di raccogliere le idee e restringiamo per un attimo il cerchio. Direzione comunicativa è una terza costola di Haking COVID-19 in cui cerchiamo di rifinire gli ultimi dettagli pratici del video. Qualche volta, la stanchezza e la frenesia, hanno fatto uscire il lato nazi che che in qualcuno di noi, ma il clima partecipativo e democratico ha sempre spento la fiamma in pochi secondi. Non c’è spazio per il SuperIo in questo momento, non ha senso. Bozza del video, feedback, votiamo e andiamo avanti. Bozza del video, feedback, votiamo e andiamo avanti. Bozza del video, feedback, votiamo e andiamo avanti. Bozza del video, feedback, votiamo e andiamo avanti.
Lunedì 9 marzo, h. 21.25. Carichissimi.
Alle 20.00 sono arrivate le grafiche. Alle 21.00 il video era pronto e si stava caricando in Drive per la benedizione finale. Su una finestra Conte parla alla nazione ed invita tutti i cittadini a rispondere #iorestoacasa, sull’altra la percentuale di caricamento aumenta ed inizio a correggere i sottotitoli. Conte finisce di parlare e siamo online.
Pubblico!
Martedì 10 marzo, h. 3.36. Buonanotte e grazie.
Anche oggi ho fatto l’alba. C’è così tanto silenzio in questi giorni a Milano che si sentono gli uccellini più che in campagna. Sarà per questo che non riesco a fermare le mani sulla tastiera e non ho nemmeno poi così tanto sonno.
Mi è successo alcune di trovare da subito affinità con una persona, l’inprinting di Twilight l’ho già provato sulla mia pelle, ma mai prima d’ora era successo da remoto. Io ho bisogno gli occhi, il contatto umano, le voci, parlare. O meglio, pensavo di averne bisogno. In momenti particolari, come questo, si scoprono lati di noi stessi che non avremmo mai immaginato. Quindi eccoci qui.
36 ore, 3 gruppi, 67 partecipanti, 18 Drive condivisi, 1.15 minuti di video ed 1 solo messaggio, forte e chiaro:
#IORESTOACASA